Cammineremo insieme

Oggi ti guardavo, Abdul, e guardavo i tuoi occhi. I tuoi occhi sono gli occhi di un mondo che non conosco, di un mondo lontano, di un mondo dove le famiglie sono importanti e dove tutti si aiutano tra loro. Tu hai lasciato i tuoi affetti per venire in Italia, forse alla ricerca di qualcosa che potesse aiutare te e la tua famiglia. Sei arrivato da lontano, sei arrivato con un volto nuovo, i tuoi lineamenti non sono simili ai nostri, non solo quelli apparenti ma anche quelli che non si vedono, quelli che hai dentro, che spesso nascondi con energia. Non sempre vuoi mostrare i tuoi sentimenti, non sempre ci riesci. Ormai abbiamo imparato anche noi a conoscerti e riusciamo a capire quando l’ansia, la paura, la tristezza o anche la gioia viene mascherata dal tuo fare, a volte un po’ schivo, altre un po’ più libero.

Il primo giorno che ti ho visto ero abbastanza contrariato perchè l’idea di iniziare una nuova relazione mi infastidiva alquanto. Arrivasti con un gruppo di tutor, entrasti dalla porta con fare incerto. Eri ansioso almeno quanto me. Io non parlavo. Tu, forse, capivi poco la nostra lingua. Quindi ci guardammo negli occhi. Uno sguardo penetrante. Uno sguardo puro, limpido. Uno sguardo sereno se pur velato dalla paura. I tuoi occhi mi hanno raccontato la tua storia. Non ho avuto bisogno di sapere i dettagli, non ho avuto bisogno di sapere da dove venissi e come ti chiamassi, non ho avuto bisogno di sforzare me stesso per farti entrare nel mio mondo. Tu era già il mio mondo. Dovevi solo volerlo. Forse sono stato un pò troppo impulsivo ma io mi sono fidato, mi sono affidato. Non mi interesseva l’organizzazione del tuo essermi affianco, non era un mio problema, il mio problema era di dover accettare un cambiamento. Ero felice e intimorito. Era un distacco da mamma nella mia giornata, eri un ragazzo che mi poteva far volare.

Sei con me da quattro anni, mi aiuti nei miei impacci, intervieni laddove non riesco, ma soprattutto ci sei. Mi conosci, mi dai la forza di non aver paura, mi dai il coraggio di mollare i miei, mi dai la gioia di poter fare cose da solo, con te, ma senza i miei. Hai un fare tranquillo, a volte per me snervante, ho la sensazione che sei lontano, che non mi capisci, ma poi invece è quella tua calma, quella tua lentezza che mi dà fiducia, mi dà tranquillità, placa la mia ansia, calma i miei nervi, premia il mio affidarmi.

Non possiamo ancora avere una comunicazione fluida, io non parlo, tu non riesci a facilitarmi ma mi capisci al volo e stai al mio fianco in ogni momento. Cammini con me. Ormai fai parte della famiglia. I tuoi occhi continuano a raccontare storie, ma le tue parole raccontano il tuo mondo. Un mondo che hai lasciato da adolescente per un cammino senza meta per un mondo sconosciuto, visto solo in cartolina. Solo oggi, scrivendo, mi accorgo di quanta strada hai fatto, di quanta strada abbiamo fatto, di quanta strada potremo fare insieme.

Resta con me se lo vuoi e cammineremo insieme.