
Caro papà, è molto che non ti scrivo, ogni tanto l’ho fatto, per chiedere, per chiedere e per protestare. Forse è il ruolo dei figli finché non sono pronti a volare. Gli uccelli nel nido aspettano di essere imboccati e prendono il volo tentennando quando si sentono forti, quando le loro ali sono in grado di districarsi tra le correnti e lo spazio infinto del cielo non li spaventa più. Poi oggi, papà, è un giorno col sole.
Poi è un anno pieno di emozioni e vorrei viverle con te e serenamente. Edo si è sposato. Ha preso il volo, ha iniziato a volare da solo alla conquista dei cieli, tra le correnti della vita. Sta progettando la sua nuova vita e noi occuperemo uno spazio marginale, un angolo, saremo dimenticati in alcuni momenti, in altri saremo scomodi e inopportuni, ma saremo sempre la pietra d’angolo. Perché se siamo noi ad andarcene lui non potrà spiccare il volo. Dobbiamo vivere in un’altra ottica e cambiare i punti cardinali di casa.
Ma non preoccuparti ci sono io: il figlio con le ali rotte. Non posso volare, posso camminare saltando e tentare di fare piccoli balzi per avere l’ebrezza del volo [papà, mami piange quando scrivo! È la solita piagnona!]. Sì, papà, sarò sempre a casa e non vi lascerò soli, guardiamo il lato positivo: non avrete la crisi del nido vuoto! Mi dispiace non poter volare, tu mi hai dato tutto per farlo, hai fatto in modo che io potessi studiare e abilitarmi in quello che potevo ma il mio fottuto corpo non ne vuole sapere di essere autonomo e avrò sempre bisogno di aiuto, avrò sempre bisogno che tu mi accompagni e mi supporti. Io tenterò ogni giorno di imparare ad essere più capace. Ma, per piacere, non ti arrabbiare se non riesco a dormire perché la mia pancia si attorciglia insieme ai miei pensieri e il tutto crea in me un’agitazione incontrollabile. Scusami se la notte non ti faccio dormire e se sbatto le porte e se la mia voce che non esiste esce sottoforma di urla.
Ti scrivo perché è l’unico mezzo che ho per comunicare con te, e sono fortunato per questo, molti ragazzi come me non riescono a farlo, ma io sono sicuro che il loro cuore è pieno di emozioni e sentimenti come il mio. Tu mi guardi, il tuo sguardo è spesso contraddittorio, è diviso tra la rabbia e la stanchezza di una situazione, la mia, difficile e inaspettata, e l’amore che, se anche non vuoi, esce dalle tue cellule, dai riflessi dei tuoi occhi verdi.
Penso a te sempre come Toro Pensante, sei sempre lì avvolto nei tuoi pensieri che difficilmente condividi. Ti nascondi dentro di te, perché? Hai forse paura che noi non amiamo i tuoi pensieri? Ti sbagli, sia io che mamma amiamo i tuoi pensieri, vorremmo rompere quel silenzio che ti circonda, sappiamo che per te è difficile, ma forse devi scoprirne la bellezza. Io almeno scrivo, mandami una lettera se non ti va di usare la voce. La custodirei come una reliquia preziosa.
Caro papà, porto sempre con me la tua mano sulla spalla che mi sostiene e scusami se dovrai farlo per sempre, ti prometto tutto il mio impegno nei progetti che ho intrapreso e ti chiedo di essere sempre a fianco a me col tuo silenzio.