
Oggi papà,
ti ho letto qualcosa dalle mie pagine e tu mi hai stretto la mano sulla spalla.
Eri commosso.
Già ho rotto il muro che ti sei creato per difenderti dalle emozioni.
In quella dolce e ferma pressione mi hai scritto un libro di emozioni.
Eri li con me e mi volevi capire. Non hai detto una parola, non hai versato una lacrima. Il tuo portamento è rimasto intatto perfettamente english, ma io ho percepito la tua emozione.
Tu forse non lo sai. Ma io ho amato quel momento. Ho sentito solo il padre che sei, il padre che cerco, il padre che amo. Hai poi discusso sulla mia penna ed eri fiero.
Riesco in qualcosa, riesco nello scrivere e sono felice se tu lo apprezzi, è una maniera per me di vivere e se tu lo condividi sono più sereno.
Sto poi studiando De Andrè e sto amando la sua capacità di essere ligio alle sue idee senza essere superficiale, ma un attento osservatore e un curioso studioso. Amo il suo essere leggero senza essere banale. Amo il suo attingere dalla realtà vera e non verosimile le sue storie e la sua maniera di raccontarle attraverso delle parole non sostituibili, non ovvie. Poi amo la sua fede, anche se non è religioso. Amo le sue parole sulla Madonna che la rendono ai miei occhi vera Madre e vera Santa.
Ti dico queste cose perchè anche a te piace De Andrè ma io non posso chiaccherare con te, allora ti scrivo.
Poi ti chiedo di continuare a mettermi la mano sulla spalla.