
Poi guido il mio studio limitato a poche ore. Ma intenso e beato. Ho la mia vita chiusa alla vita, ma libera di scegliere di guardare il mondo e tentare di capire qualche sfaccettatura, qualche intrigo umano, nella voglia di capire il mistero uomo. Danzo con le parole altrui tentando di pormi domande e di pensare vie di vita. Poi, mi sento fuori dal mondo, mi sento di vivere una vita diversa, una vita che guarda la vita. Una vita che viene assorbita dal mio essere autistico, che viene assorbita dalle mie difficoltà e che mi lascia solo un piccolo spazio di vita vera. Mi lascia solo uno spiraglio di studio, di fare quello che vorrei. Una vita che mi porta ad essere dipendente da altri per la mia gestione quotidiana, ed è stravolta dall’ansia.
Una vita di desiderio. Un desiderio di vivere appropriandomi della mia vita. Un desiderio di poter essere studioso, studioso della vita. Ma, come studi la vita se non la vivi? Come entri nei meandri dei discorsi se puoi avere solo l’intuizione di quello che leggi? Una vita di pensiero astratto e teoretico che non mi porta a capire le cose in tutte le sfaccettature. Mi pongo domande, mi pongo l’obbiettivo di leggere e studiare, ma avrò sempre risposte monche, avrò sempre dentro di me l’ignoranza. Non potrò mai studiare molto, dopo poco mi stanco, perdo il filo del discorso e molto poco ogni giorno vado avanti, molto troppo poco studio, molto troppo poco vivo. Fama di studioso avrei se non avessi le difficoltà che mi ancorano ad una vita che guarda la vita trascorrere.
Grazie, mamma, di essere sempre disponibile a darmi il tuo dito che sostiene sereno la mia mano che digita i tasti. Non ho ancora avuto il coraggio di mollarti del tutto. So scrivere da solo, ma ho bisogno di te per far uscire le mie parole liberamente senza il peso della concentrazione sul gesto motorio che altrimenti diventa lento e faticoso, interrompendo il filo del mio pensiero.
Ho fatto tanta strada, mi sono impegnato con determinazione, mi sono disperato e mi sono sentito orgoglioso dei miei piccoli successi. Ho potuto scegliere dentro di me di vivere fraseggiando col mio pc. Ho potuto creare un blog che mi permette di dialogare e far conoscere le mie parole. Gioia entra in me quando le parole lasciano il groviglio angoscioso e scorrono via fluide come le acque di un fiume.