
Amo poi stare a casa quando fuori il vento freddo ti entra dentro e ti congela tutto. Il mio corpo si irrigidisce. Tutto diventa difficile quando non riesco a stare bene col mio corpo.
Ho freddo e ansia, un nuovo anno pieno di impegni inizia.
Ho un’ansia che mi blocca e mi sta seppellendo. Devo combattere contro la sua invasione e rimetterla nel suo spazio perchè altrimenti non sono in grado di sognare e di proiettarmi lungo il sentiero dei miei obiettivi. Ho tanti progetti e non vedo il motivo di non attuarli, di non fare quei passi lenti e costanti per arrivare in cima e godere del panorama della vita vera e vissuta.
Quindi cara ansia stai attenta, resta a casa tua e non mi rallentare, non mi mettere lo sgambetto. Ora so chi sei e ti distruggo. Poter scrivere non me lo levi, questa riconquista è mia ed è la mia via di fuga, la mia forza.
Io per esempio amo il contatto fisico, mi aiuta nella collocazione spaziale, mi facilita nel sentirmi dove sono. E mi aiuta nel sentire il mio centro e il mio stato. Mi rendo conto che per me poi molti suoni sono esasperanti. Odio il rumore del micronde acceso, odio il rumore del frigorifero, odio i rumori di strada, mi creano un brusio di sottofondo fastidioso e difficile da gestire soprattutto se sono stanco. Mi allontano da loro o tento di seppellirli con musica classica o con la televisione che fa da rottura. Per riposare le mie orecchie vado in campagna nel silenzio rumoroso della natura.
Poi anche con la testa sott’acqua mi rilasso l’udito, scompaio in una dimensione diversa in un cuscino accogliente morbito e silenzioso. Entrare nei meandri di quei liquidi apparentemente tutti uguali ma che sono dei veri scrigni, assaggiandoli scopri tesori olfattivi e gustativi sempre inaspettati, capisci da dove arriva quel vino e dove tu poi puoi andare viaggiando, seguendo il suo percorso, la sua strada. Un viaggio di pochi istanti, ma intenso e lungo.
Oggi sono così, rintanato in casa, pensando al mio corpo e cercando di capirlo, di non abbatterrmi, cercando di trovare le cose positive, non quelle che ti annientano e ti fanno vivere questa vita diversa tra il bene e il male.
Potrei scrivere qui per ore nel tentare di spiegare questa diversità, per tentare di condividere questa neurodiversità. Le percezioni sensoriali non sono mai affrontate nelle terapie e nelle diagnosi. Molti comportamenti disadattivi possono avere origini da queste percezioni, ma se guardate le nostre cartelle cliniche, non compaiono, non sono mai prese in considerazione. Noi non siamo malati, ma siamo persone con autismo, quindi non malati ma con una patologia!
Per mia fortuna ho lavorato da piccolo sulle mie percezioni sensoriali e forse dovrei farlo ancora, ma riesco a gestirle o forse in genere restano in equilibrio. Il training che ho fatto per anni sulla integrazione sensoriale mi ha aiutato. Il tutto era una rottura di scatole immane, ma ho capito il mio corpo, ho bilanciato e settorializzato percezioni. Ho assimilato che alcune paure erano squilibri che erano lì e dovevo ascoltarli. Per esempio ho imparato che la paura del vuoto ha un identità che un pò puoi combattere e un pò puoi evitare. Il solo sfioramento con una piuma, per me prima non percettibile, mi ha insegnato a difendermi dal fuoco o da una spina, perchè ho acutizzato la percezione tattile. Ho capito come usare gli occhi e come vedere lontano. Ho fatto esercizi, ho fatto capricci. Ma la determinazione di mia madre, di mio fratello e soprattutto la mia hanno fatto sì che nel sacco delle cose fatte c’è anche questa. Sottovalutata ma importante.
Poi Dio ci ama per la nostra unicità e non siamo sbagliati o malati. Siamo così. Il problema grosso a mio avviso è che, se non riusciamo a comunicare e a trovare quella forza interiore per capire e vivere, andiamo in tilt. Abbiamo bisogno di tutor che umilmente si pongono affianco a noi facendo in modo di abilitare le nostre abilità, di affrontare con noi i nostri percorsi, di progettare con noi, non sostituendosi ma sostenendoci. Felice se questo privilegio che io ho avuto possono averlo in molti. Non sentiremmo più tante storie tristi ma molte storie di esempio. Io non mi sento di cantare vittoria perchè la vita ama sorprenderci e io non so il mio fututro, ma spero di non finire maltratto e denigrato nella mia dignità di uomo.
Oggi sentiamo spesso di storie poco rassicuranti, la mancanza di formazione e di amore porta tutor ad attuare mezzi rabbiosi e violenti, sintomo di insicurezza e di poco rispetto e sicuramente di mancanza di fiducia e di speranza, mancanza di fede in quello che fanno. Studio e alta formazione vanno di pari passo con amore, pazienza e determinazione. Altrimenti si faccia un altro lavoro!
Io sono qui con queste frange di pensieri che mi spaventano e mi danno il ruolo di dare voce a tutti i miei compagni di avventura. Penso che io debba usare questa mia abilità per far valere i nostri diritti.
Noi adulti siamo lasciati allo sbaraglio, le istituzioni si occupano solo delle diagnosi. E il progetto di vita e le nostre abilità o rimangono non produttive, e diventiamo fantasmi, o piccole oasi di genialità. Piangere non serve, ma testimoniare le buone prassi e denunciare le cattive penso sia una rivoluzione sociale e una conquista di una nuova cultura. In un periodo storico in cui l’altro non è considerato un volto di Dio, ma un nemico, in cui il colore della pelle o il paese di nascita sono più importanti, in un periodo in cui si ha paura del confronto, in cui la dittatura prende il nome di democrazia, testimoniare che l’essere diversi è una risorsa, testimoniare il rispetto tra gli uomini e indicare la strada della condivisione, sviluppa grandi menti.
Porterò avanti questa rivoluzione insieme a quella grande fetta di persone che credono nell’uomo.