
Poi oggi il giorno è iniziato col sole, con la luce che entra in noi. Con il vento che sembra voler spazzare via le angosce, le paure che si annidano nei nostri cuori e rattristano le giornate. La vita in tutta la sua esplosione vuole rinascere, il fermento è nella natura ma è anche in noi, in me. Poter vivere in campagna, svegliandoti col cinguettio degli uccelli e l’abbaiare dei cani ti impone, poi, di vivere. Devi vivere. Devo vivere.
L’angoscia del coprifuoco da virus entra dentro e porta morte, porta amarezza, porta paura, porta immobilità. Non riesco a muovermi, l’ansia mi blocca. Il vestirmi è difficile. Il mangiare è difficile. Il muovermi è difficile. Sembra che il virus sia entrato in me, non con febbre e polmonite, ma bloccandomi nelle mie movenze. Mi blocca, mi annienta.
Poi una mattina mi sveglio e mi accorgo che sono vivo, sono investito dalla luce della vita e tutto brilla. Mi sento più leggero, le mie parole escono ma il mio dentro è ancora paralizzato. Mi accorgo che la gioia della vita è in me, ma tutte le mie difficoltà sono presenti all’appello, il poi è sempre annientato da paure e difficoltà. Il virus potrebbe annientare le mie incapacità piuttosto che la voglia di vivere che è in me?
Penso che ha sbagliato strada. Palle, sempre tutto disorganizzato. Poi sto restando ancorato ai miei punti di forza, alle mie parole, alla mia salvezza, alla mia vita. Ti prego, virus, lasciale stare, non le bloccare, non le interrompere. Lasciale vivere e gorgogliare.