
Parole poi mi vengono di notte, mi assalgono e la mattina vogliono uscire, vogliono essere urlate e sparse nel vento. Pure loro sono isolate se non possono essere ascoltate. Bentornate, dico alle mie parole.
Sono contento che in questo momento difficile sono in me. Sono in me e vogliono che io le faccia uscire. Vogliono la loro libertà. Sono contento perché, nonostante io sia completamente paralizzato dall’ansia, riesco ad elaborare parole. Vuol dire che ancora non sono morto. Finchè riesco a scrivere e a comunicare, ho ancora qualche possibilità di non farmi annientare dalla paura. Una paura che è mondiale o quasi. Penso che in tutti c’è una dose di paura e forse è proprio questo che mi dà la forza di non soccombere. Un senso di smarrimento mi sovrasta.
Poi vedo la faccia di mia madre che porta avanti la quotidianità con leggerezza, quella leggerezza che le dà la forza e la dolcezza di starmi affianco. Di rendere questo periodo come una vita ovvia, normale. Di cogliere nella luce del giorno la speranza e la gioia di un nuovo giorno da vivere e da assaporare. Ringrazia nostro Signore di poter avere un giorno, di poter portare un pò di gioia ancora. Pulisce, ramazza, cucina, tutto fa veloce per poter stare con me quando mi sveglio, la casa è già tutta profumata di vita.
Poi, dopo che ho fatto la mia routine, è pronta per affrontare un giorno con me rendendolo poi interessante. Attività in giardino, mi chiede aiuto per cose che da sola non riesce e poi corriamo per attivare il corpo, poi lenta con movenze decise raccoglie dei fiorellini per rallegrare la tavola. È tutta una poesia di quotidianità in un momento in cui tutto sembra non avere un futuro. Un momento dove tutto cambierà, dove porteremo nel cuore tanta paura quando finirà, ma io avrò nel cuore dei giorni meravigliosi con mia madre.
Non ti preoccupare, mamma, se non sempre riesco ad aiutarti, non piangere se vedi il mio sguardo vagare nel vuoto. Non trovo la forza per sopportare lo stress di gestire l’ansia e mi nascondo dentro di me. Grazie per sostenermi nel leggere e per sostenermi nello scrivere. Lo so perchè ti arrabbi, so che hai paura di perdermi, lo so che hai paura che io mi faccia travolgere dall’onda nera, lo so che non te lo perdoni se mi porto nel buio. Stanca, studi il mio sguardo, le mie mosse, il mio muovermi. Però, ti dico, non stare in ansia, io ho bisogno di vagare con il mio pensiero e ho bisogno di poter non fare niente, ho bisogno di stare in ansia e di fare la mia lotta in santa pace, ho bisogno di mollare l’ancora che mi tiene fermo. Scusa se non riesco a fare, scusa se non ti aiuto. Portami con te, ma non chiedermi altro.
Porterò nel cuore la faccia invecchiata di mio padre che sente il carico di tutti noi, porterò nel cuore la lontananza di mio fratello, porterò nel cuore l’amore dei miei. Ansia mi accompagna e non so come riuscirei a sopravvivere senza loro. Grazie mamma, grazie papà.