Che cazzo! Non bastava l’autismo?

Poi poter scegliere fra mondo che vive e mondo che non fa vivere. 

Poter poi capire dove è il passaggio tra il mondo fuori, dove c’è quella che tutti chiamiamo vita, e quello che invece resta nascosto nel nostro interno e che forse a volte vorremmo non ascoltare o vorremmo non esistesse affatto, non ci impedisse di condurre una vita apparentemente ovvia, libera: resta un enigma da risolvere che mi trascina nell’immensità dell’infinito mistero dell’Io.

Provare a trovare e a ragionare sul confine tra dove inizia la vita e dove la follia è difficile e forse inutile: dove è la vita e dove la follia? Chi può non dirsi folle? Chi può dire che non sta vivendo se respira?

Portare avanti una vita che deve quotidianamente combattere tra la voglia di vivere normalmente e quella che ti fa restare incatenato ai tuoi pensieri e alle tue difficoltà è un’arte difficile che ti annienta e ti blocca lasciandoti senza energie.

Portare avanti poi le aspirazioni, i sogni senza fare i conti con tutto questo non è possibile. Far finta che le difficoltà non esistano è solo nascondere la testa sotto la sabbia. Ma anche decidere di rimanere nel mondo ovattato e comodo solo perché conosciuto o perché nulla cambi, è una follia.

E quindi? Che fare? Come trasportare nella vita riconosciuta e felice quello che ti paralizza e ti fa venire la voglia di non vivere?

Generare follie di studi, di progetti, di ambizioni può essere una soluzione?

Poi quando felice ti senti nel mondo con tutto te stesso, ecco che arriva lei a portarti con i piedi a terra nella tua realtà, che ti ammonisce, ti stronca e ti chiede di fermarti, lei: la tua epilessia.

Che cazzo! Non bastava l’autismo?

No, caro Carlo troppo semplice, troppo facile, chi ti credi di essere.

È proprio meglio non farci caso e mostrare i denti. Perché io voglio vivere e voglio fare quello che mi va, quello che dà un senso a tutto ‘sto casino.