
Poi guido il mio studio limitato a poche ore. Ma intenso e beato. Ho la mia vita chiusa alla vita, ma libera di scegliere di guardare il mondo e tentare di capire qualche sfaccettatura, qualche intrigo umano, nella voglia di capire il mistero uomo. Danzo con le parole altrui tentando di pormi domande e di pensare vie di vita. Poi, mi sento fuori dal mondo, mi sento di vivere una vita diversa, una vita che guarda la vita. Una vita che viene assorbita dal mio essere autistico, che viene assorbita dalle mie difficoltà e che mi lascia solo un piccolo spazio di vita vera. Mi lascia solo uno spiraglio di studio, di fare quello che vorrei. Una vita che mi porta ad essere dipendente da altri per la mia gestione quotidiana, ed è stravolta dall’ansia.
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